Come sempre Massimo Zanghì ama poco le luci della ribalta. Per tutto il campionato è rimasto dietro le quinte, ma ha seguito da vicino le sorti della sua creatura, la Basket School Messina che quest’anno diventa maggiorenne. Il club creato da lui e da Patrizia Samiani nel 2004, dopo l’esperienza della Pallacanestro Messina, festeggia il diciottesimo anno di attività. Sarebbe stato un compleanno coi fiocchi, se gli scolari avessero centrato la promozione in serie B.
Ma essere arrivati lì, ad un passo dal tanto agognato sogno, resta una grande soddisfazione per tutto l’ambiente della Basket School. Una società che nel tempo si è consolidata nel panorama del basket siciliano, e messinese in particolare, grazie ai risultati raggiunti nelle ultime stagioni. Con il presidente Massimo Zanghì proviamo a fare il consuntivo di un’annata, sempre difficile da gestire per via della pandemia e delle tante incombenze a cui si è dovuto fare fronte per portarla a termine. In ogni caso è stato un crescendo di emozioni che proviamo a raccontarvi con le parole del presidente.
Ancora una stagione da protagonista per la Basket School, la sua squadra si è fermata ad un passo dalla promozione in B. C’è comunque da essere soddisfatti... “Io sono soddisfattissimo del risultato raggiunto, il lavoro di Pippo Sidoti, come sempre, è eccellente. Lui è un maestro e quindi ha tirato fuori da questo gruppo tutto quello che era possibile. Dietro alla squadra e a Pippo, ci sono i dirigenti di questo gruppo, da Bruno Donia a Clemente Mazzù, Fabio Vita e Michele Gullè che sono stati gli artefici di questo progetto i cui risultati sono stati ampiamente positivi. Voglio ringraziare anche quei dirigenti che permettono alla macchina organizzativa della Basket School di procedere senza problemi: Gaetano Freni, Ciccio Micari, Salvo Muscolino e Tonino Broccio, quest’ultimo con la sua ditta ha mantenuto sempre in ordine il PalaMili, rendendolo sicuro grazie ai molteplici interventi di sanificazione”.
Avete migliorato il risultato rispetto alla stagione precedente, cos’è mancato per centrare la promozione? “E’ stata l’ennesima stagione ricca di soddisfazioni che ci ha portato a giocare, una finale per andare direttamente in serie B. Un risultato storico per la nostra società che con l’accesso alla finale ha coronato un’annata rilevante. Ritengo non sia mancato nulla, semplicemente ci sono due squadre che si incontrano in una serie di tre gare e una ha il vantaggio del campo. Credo che abbiamo giocato alla pari, se devo essere sincero sulle tre partite, probabilmente il Green Palermo ha meritato perché ha fatto qualcosa in più rispetto a noi. Avessimo avuto il fattore campo a nostro favore, penso che avremmo avuto qualche possibilità in più.
In gara uno qualcosa non mi ha convinto al cento per cento. Mi hanno lasciato perplesso i fattori esterni alle due squadre. Questi, come sempre, non dovrebbero influire sul risultato finale, ma certi fatti mi hanno lasciato un po’ perplesso e con l’amaro in bocca. Però da sportivi bisogna essere coerenti e alla fine accettare il verdetto del campo. In gara tre non siamo arrivati al massimo, Busco con 39 di febbre, che abbiamo messo in campo in extremis grazie al nostro staff medico, qualcuno era acciaccato e non ha recuperato in soli tre giorni. Alla fine, forse, il Green aveva una squadra un po’ più attrezzata e una panchina leggermente più lunga della nostra”.
PalaMili stracolmo nei playoff, soprattutto in gara 2 di finale, tanto entusiasmo e poi gli oltre 200 tifosi al seguito della squadra a Palermo. Si immaginava così il ritorno del pubblico al palazzetto? “Il nostro palazzetto per la maggior parte del campionato non ha avuto numeri importanti in quanto abbiamo giocato con una serie di restrizioni legate alla coda della pandemia. Diciamo che l’apertura totale c’è stata soltanto dalla semifinale contro la Nuova Pallacanestro, ma per tutto l’anno siamo andati avanti con liste, numeri limitati, controlli del green pass ed altri problemi di sicurezza che purtroppo non hanno permesso alle persone di seguire le partite dal vivo. Tante le famiglie dei ragazzini del settore giovanile che avrebbero voluto assistere alle gare, ma non è stato possibile e si sono accontentati di seguire le nostre dirette. Giocare le partite con trenta, quaranta persone e giocarle con l’impianto strapieno fa una bella differenza. L’apertura a tutti dell’impianto ci ha permesso di ospitare tanta gente e siamo sicuri che sarebbe stato lo stesso nel corso del campionato.
Il grande successo è stato portare oltre 200 persone a Palermo, una trasferta organizzata in poche ore, ma già giovedì alle 13 avevamo due pullman completi ed è rimasta gente fuori. Se avessimo avuto più tempo avremmo potuto formare un terzo pullman. E’ stato un successo di coinvolgimento da parte della società, dei settori giovanili, delle famiglie che si sono avvicinate tantissimo e si sono strette vicino alla squadra nella parte finale del campionato. Spero che l’anno prossimo si possa svolgere un campionato normale, senza restrizioni e probabilmente ci sarà una presenza continua alle partite, anche perché c’è proprio voglia di assistere dal vivo agli spettacoli sportivi”.
Ormai da qualche anno, malgrado il Covid, Basket School si conferma società trainante della pallacanestro cittadina. Anche a livello giovanile state lavorando tanto, soprattutto il settore minibasket cresce a vista d’occhio, in una città dove convivono tante realtà… “Io non ritengo la nostra società trainante a Messina. Noi siamo una delle società che operano nella pallacanestro in una città in cui quest’anno ci sono state quattro squadre ad affrontare la C Gold. Fa riflettere il fatto che ci siano quattro squadre di C Gold in una città come Messina. Questo fa storcere il naso soprattutto fuori dal nostro ambito, ma probabilmente non è proprio così, significa che c’è tanto movimento in città e comunque anche dietro la C Gold ci sono altre società che giocano in C Silver e in serie D. Ciò significa che il movimento a Messina sta sicuramente crescendo. Forse manca una società che disputi un campionato di vertice che potrebbe essere anche la serie B e potrebbe fungere da capofila in città e stabilire delle collaborazioni con altre realtà.
Faccio pallacanestro in questa città da cinquant’anni, di questi discorsi ne ho ascoltati a mai finire, ma non hanno portato a nulla di veramente importante. Qualcosa c’era stata ai tempi della Pallacanestro Messina, che allora era la società di vertice in serie A. Però credo che nel Dna della città non ci sia il gene della collaborazione. L’augurio è che possa cambiare qualcosa. Noi in atto abbiamo una collaborazione con la PCR Messina, che va a vanti da diversi anni, e cerchiamo di portare avanti un progetto che intende far crescere i ragazzi e dar modo di fare esperienze diverse sul campo. Abbiamo altre idee in cantiere, speriamo di metterle in pratica per la prossima stagione. Quest’anno mi sono dedicato principalmente al settore giovanile, aiutando Patrizia che come sempre si butta a capofitto in tutto ciò che fa. Devo dire che questo ha portato risultati importanti, dal punto di vista numerico, sui settori giovanili.
Siamo ripartiti da zero, perché gli ultimi due anni di stop hanno bruciato tutto. Stiamo lavorando con diversi gruppi di ragazzi che hanno tanta voglia di ricominciare a correre, a giocare e imparare. Stiamo riscontrando dei buoni risultati, speriamo il prossimo anno di poter fare di più anche in tutte le categorie giovanili, senza mandare i ragazzi allo sbaraglio. Speriamo soprattutto di avere a disposizione il PalaMili che adesso sarà oggetto di lavori di manutenzione, che dovrebbero partire a breve. Certo, senza l’impianto a disposizione sarebbero grossi problemi per tutte le società che ne usufruiscono”.
Insieme agli altri dirigenti ormai vi sentite pronti ad affrontare un campionato di livello superiore alla serie C Gold? Ritengo che fare un campionato di serie B nazionale non richieda soltanto uno sforzo economico o la costruzione di una squadra di livello. Sarebbe troppo semplicistico. Credo che una società che va ad affrontare un campionato così importante debba essere strutturata in tutte le sue componenti e richiede la presenza delle figure all’interno che facciano camminare la macchina organizzativa. C’è bisogno di un impianto che sia nella disponibilità della società, che ovviamente dovrà disputare anche quei campionati giovanili legati alla prima squadra. Non possiamo fare un salto nel vuoto, ma abbiamo bisogno di certezze, non soltanto dal punto di vista economico, che chiaramente diventano importantissime”.
di “Carmelo Minissale”